“detta di ABRAMO”
15 marzo 2020
Riflessione di don Piercarlo
Salvaci Signore nostro Dio!
È l’invocazione che noi tutti in questi giorni eleviamo al Signore, chiedendo protezione, guarigione e salvezza. Salvaci Signore da questa epidemia. Salvaci Signore da ogni male. Salvaci Signore dalla nostra durezza di cuore. Ogni uomo ha nel proprio cuore questa forte richiesta da fare al Signore, questa preghiera la vuole sperimentare nella propria vita la vicinanza del Signore e la conseguenza di questa vicinanza, ci da tranquillità e pace.
Pensare che Dio Padre buono si è reso vicino al nostro cammino, condivide con noi ogni attimo della nostra giornata, questa è una grande e forte consolazione. Chiediamo al Padre questa salvezza, questo tipo di guarigione non solo fisica, ma anche del cuore.
Vogliamo ora guardare e contemplare con gli occhi della fede la proposta che Gesù ci fa nel Vangelo appena proclamato.
Qui Gesù sta discutendo con un gruppo di Giudei che avevano creduto in Lui, e la discussione sta sul fatto di essere figli di Dio perché discendenza di Abramo, però le loro opere rivelano un altra figliolanza. Per questo Gesù rivolge a loro il suo invito a restare fedeli alla sua parola per conoscere la verità che li farà liberi; questa verità è Lui vero figlio di Dio. Rimanete, dimorate, abitate nella Verità. Dai Vangeli appare chiaramente che Gesù è libero e questa sua libertà la vedremo anche nel momento della passione …
neppure l’angoscia della morte lo trattiene, nè la paura di perdere i suoi discepoli tanto amati. Perché la libertà non vuol dire soltanto essere distanti da condizionamenti che bloccano e impediscono di essere noi stessi; la libertà vuol dire, piuttosto esprimere un progetto, coltivare nel cuore e nella mente un un progetto, ed aver anche un riferimento preciso. Gesù sa e sente che la sua vita è intimamente unita al Padre…. non è solo, sa che c’è qualcuno in vista del quale egli agisce. Vive la sua vita in piena libertà che si
traduce in capacità di amare, di dedicarsi, di donarsi, di perdonare. Egli ci invita ad entrare nella sua libertà, nel suo progetto. La verità che ci farà liberi è un progetto più grande di noi, un progetto che ci viene proposto da chi ci ama veramente, da un Padre che ci attende, che ci è vicino e che in Gesù si è fatto vicino a tutti noi. Sentiamoci parte di questo progetto di Dio.
Come osservatori di questa disputa, possiamo fare queste semplici considerazioni, evidenziando gli atteggiamenti di Gesù e dei Giudei
A) Alla durezza di cuore di questi Giudei, si contrappone alla pazienza di Gesù nel dialogare con loro. Gesù oltre a far capire la proposta di salvezza, cerca come un fratello di spiegare con calma alcuni passaggi della parola di Dio, come una Parola chiara di vita, come Dio cerca di arrivare al cuore di tutti e che la salvezza non è questione di opere o cosa da fare, ma la salvezza è dono da accogliere con fede
B) L’ostinazione e la presunzione di questi Giudei, si contrappone la disponibilità di Gesù di aiutarli a cambiare il cuore e la mente,
semplicemente con un confronto certi che la verità non la si impone, ma la si cerca insieme
C ) Alla rabbia e alla violenza di questi Giudei si contrappone la fermezza di Gesù questo amore per la verità, ed accetta pure di essere preso a sassate. E’ vero, quando siamo disarmati, cioè quando non abbiamo più nulla da replicare e restiamo perseveranti nelle nostre idee, anche se sbagliate, ci si appella alla violenza, allo scontro alla ribellione.
Chiediamoci: da che parte mi metto? Dalla parte di Gesù dove le sue parole esprimono la verità, la certezze e la novità di vita, oppure dalla parte dei Giudei che hanno trasformato la parola di Dio in un idolo, rendendola incapace di dire cose nuove. Siamo capaci di iniziare nuovi cammini, oppure vogliamo rimanere fermi nell’immobilismo della vita, degli ideali, e persino della fede? Cerchiamo con fede il Signore, oppure siamo degli illusi, abbiamo la presunzione di avere la fede?
Salvaci Signore nostro Dio da questo momento di calamità, ma soprattutto dalla nostra durezza di cuore e dalla nostra incapacità di avere fiducia; dalla nostra incapacità di fare verità anche in noi stessi e di considerare il fratello e la sorella – che ci spronano ad essere esigenti con noi stessi -, considerandole persone da amare e da rispettare, al di la delle loro idee e convinzioni. Ciò
che ci interessa è sentirci in cammino verso la Verità che per noi è Gesù.
Amen!
L’impegno di questa TERZA DOMENICA di Quaresima potrebbe essere questo:
“Scrivo su un foglio o sul mio diario personale quali sono quegli “idoli” che sostituiscono la verità di Dio, nella mia vita e nella società. Questo è un modo per dire basta a tutto ciò che rende pesante la mia vita e la mia giornata.”