Don Piercarlo Fizzotti
Gaggiano, 25 aprile 2020
Carissimi,
è sempre bello fare memoria dei momenti significativi che hanno segnato la vita di un popolo e di una nazione. Ancor di più è doveroso ringraziare coloro che nel nome della libertà e attraverso il sacrificio della loro vita, hanno reso più giusta e degna la vita del proprio paese e, non di rado, dell’umanità intera. Penso con tristezza e partecipazione a quanta paura o smarrimento e terrore nel cuore di chi è colto dalla guerra, dalla fame, dalle incertezze ed è costretto a partire lasciando d’un tratto famiglia, storia e radici senza comprenderne le ragioni e si trova d’un tratto a combattere armato soltanto di un insperato coraggio e feroce volontà e desiderio di vivere.
Penso a questi nostri fratelli e sorelle che pur nel dramma hanno saputo esercitare l’obbedienza, l’umiltà e la solidarietà. Mi tornano alla mente le bellissime parole di Giuseppe Ungaretti che ha vissuto volontariamente la pena e il dramma del fronte:
Di che reggimento siete fratelli? Parola tremante nella notte Foglia appena nata / Nell’aria spasimante l’ involontaria rivolta / dell’uomo presente alla sua fragilità. Fratelli. (G. Ungaretti)
Oggi tutti gli esperti ci dicono che la pandemia che ha percorso in questi mesi il mondo intero è paragonabile ad una guerra per la violenza, l’estensione, l’alto numero di vittime e tutte le implicazioni sociali ed economiche che ne derivano. Sì, anche noi ci sentiamo provati, più fragili e scossi fin dalle fondamenta. Siamo stati colti di sorpresa e proviamo smarrimento ma non ci arrendiamo e sentiamo il dovere di risvegliare, come i nostri soldati, volontà e coraggio per riprendere il cammino.
Fare oggi “memoria” della festa di Liberazione non sarà soltanto un esercizio doveroso e irrinunciabile ma un appuntamento con la storia del nostro Paese più sentito, palpabile, profondo e vero.
Come vorrei vivere con voi questo XXV aprile 2020? Lasciatemi condividere questi pensieri:
• In questi mesi abbiamo fatto tutti esperienza della paura di fronte ad un nemico invisibile e mortale. Abbiamo imparato a convivere con essa facendo fronte giorno dopo giorno alla situazione e alle nuove necessità. Il cessare di ogni forma di attività e la costrizione nelle nostre case ci hanno offerto l’occasione preziosa di ripensare ai valori e alle priorità che ci muovono. Alcuni, in particolare sono immutabili e ci legano ancora oggi alla storia dei nostri soldati. Penso alla virtù della pazienza, non come indice di rassegnazione, ma di fiduciosa attesa di nuovo futuro. Penso al valore della rinuncia dei beni essenziali come di quelli superflui. Penso alla riscoperta degli affetti famigliari, al desiderio di sicurezza e di una casa, alla aspettativa di un giusto lavoro.
• In questo tempo, abbiamo potuto vedere con maggior limpidezza il bene che abita il cuore di tanti uomini di buona volontà. Medici ed infermieri che hanno trasferito le loro residenze negli ospedali accanto ai malati; volontari, uomini e donne, che vivono le urgenze di questo tempo con professionalità, dedizione, umanità e cuore. Come un tempo, i nostri soldati ci spronano ancora oggi a prenderci cura della nostra nazione ferita, mostrandoci la bellezza della unità e della condivisione e chiedendoci di essere ancora protagonisti e responsabili del nostro destino.
• In questi mesi abbiamo apprezzato ciò che il Papa, i Vescovi e i sacerdoti hanno fatto per dare continuità alla speranza che Gesù ha donato con la sua resurrezione: “Io sono con voi, fino alla fine del mondo”. La ricerca e il bisogno di Dio sono da sempre nel cuore dell’uomo. La Fede che anche i nostri soldati ci hanno trasmesso, oggi si fa intercessione e preghiera per tutti noi!
Gli anni passano ma la storia, i volti, gli ideali e le speranze di chi ci ha preceduto restano per sempre. Sono monito e dono prezioso per ciascuno. Prego perché la loro testimonianza diventi in noi vita nuova e profondo desiderio di bene, fraternità e libertà.